Non si sceglie di avere paura, figuriamoci di avere troppa paura! Si può, però, scegliere di capire meglio la paura, per predisporsi ad agire più efficacemente nei suoi confronti.
Nell’esperienza clinica, è frequente incontrare pazienti che, in misura e modalità differenti, raccontano di provare una forte ansia in situazioni specifiche che, in realtà, non rappresentano una vera minaccia. In psicologia si definisce fobia una paura eccessiva e irrazionale che pervade l’individuo quando si trova di fronte all’oggetto fobico, o anche solo a guardarne l’immagine o a sentirne parlare. A volte la fobia diventa pervasiva al punto da ostacolare la propria personale realizzazione di vita.
La reazione fobica si manifesta con una serie di sintomi anche fisici, come tremore, sudorazione, aumento del battito cardiaco, tensione muscolare, sensazione di immobilità, ecc.
Le fobie più comuni sono:
- Paura del buio
- Paura dell’altezza
- Paura degli animali (cani, insetti, rettili, ecc.)
- Paura degli spazi chiusi o di essere intrappolati
- Paura del sangue e delle ferite
Le fobie possono insorgere in diversi modi. Possono essere la conseguenza di un’esperienza diretta (ad esempio, essere morsi da un cane può essere sufficiente a generare in una persona la fobia dei cani) o possono insorgere dopo aver assistito a un evento orribile accaduto a qualcun altro (vedere qualcuno morso da un cane) o, ancora, possono nascere per conoscenza indiretta (ascoltare le terribili conseguenze che possono derivare da una situazione). Alcune persone hanno l’impressione che la loro fobia ci sia sempre stata e non riescono a ricordare niente che possa averla scatenata. In questi casi è possibile che il trauma si sia verificato quando erano molto piccoli e che perciò non se lo ricordino.
Chi vive con una fobia, è consapevole di avere reazioni eccessive ma, nonostante questo, continua a ubbidire alla paura, mettendo in atto uno specifico comportamento: la fuga, e rinforzandola con pensieri di minaccia e pericolo.
Quasi tutte le persone che convivono con paure eccessive, sono costrette a diventare esperte di evitamento. A volte, l’organizzazione della propria vita gira intorno all’evitamento di numerose situazioni. Non prendere l’aereo, non attraversare una piazza dove ci sono dei piccioni, non andare alle feste, non guidare in autostrada, non prendere l’ascensore..sono alcuni esempi. Ma l’evitamento può riguardare anche immagini, parole o pensieri. Ad esempio, evitare di guardare determinate fotografie, o film, o partecipare ad alcune conversazioni.
Un tentativo di evitamento è anche cercare di scacciare dalla propria testa pensieri sgradevoli (“Non voglio pensarci …”, “Devo cambiare argomento …”), così come cercare di non trovarsi in situazioni che possano scatenare determinate sensazioni fisiche (non correre per non sentire il battito del cuore, non indossare la cravatta per non innescare un principio di soffocamento, non mangiare in determinati orari per non rischiare di avere nausea …). In realtà, questa tendenza a evitare pensieri e sensazioni, non fa che aumentarne il potere angosciante. Infatti, pur essendo comprensibile il vantaggio che può dare nell’immediato, la “fuga” è uno dei principali fattori di mantenimento delle fobie. Se non ci si espone l’ansia diminuisce, anche se solo momentaneamente e, di conseguenza, si trova conferma, ingannevole, della pericolosità di esporsi.
Secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, possiamo osservare la paura considerando tre dimensioni:
- emozioni: sentire con il corpo unicamente un vissuto opprimente
- pensieri: vedere il mondo soltanto come un luogo di pericoli imminenti
- comportamenti: non riuscire a far altro che sorvegliare, per essere pronti alla fuga
Per imparare a gestire le paure eccessive e le fobie, è necessario, dunque, prima imparare a comprendere e a padroneggiare queste tre dimensioni. Partendo dall’ultima.
Innanzitutto, è necessario imparare a confrontarsi con le situazioni che si temono, anche se si continua a pensare che rappresentino un pericolo (comportamento).
Nel tempo, esponendosi con costanza alle situazioni temute, a poco a poco, si acquisirà una valutazione della realtà più lucida e sempre meno allarmistica. Sperimentarsi nelle situazioni percepite come pericolose, darà l’opportunità di toccare con mano l’infondatezza della percezione di pericolo e sarà più facile modificare le proprie convinzioni (pensieri).
Di conseguenza, la priorità non sarà allontanare l’ansia, ma accoglierla gradualmente e familiarizzare con essa, proprio mentre si affronta la situazione o l’oggetto fobico. La paura non sarà più eccessiva e invalidante e, di conseguenza, perderà il suo potere (emozioni).
Lottare contro le paure eccessive, in realtà, significa lottare per la libertà. Significa imparare a vivere in accordo con la propria ansia e ad ascoltarla, senza l’obbligo di ubbidirvi.
Solo così la vita può tornare ad essere un luogo interessante, da esplorare in libertà, in cui potersi muovere, per seguire la propria indole, imparare, sperimentare e migliorarsi.
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