L’uomo ha collezionato e costantemente perfezionato nel corso del tempo mille scoperte e invenzioni. Pensiamo alla scoperta del fuoco, all’invenzione della scrittura, quella della ruota … per citarne solo alcune. Pensiamo alle prime palafitte, alle prime caverne, ai primi strumenti per coltivare la terra e cacciare. Chi, e come, ha creato per primo queste cose?
Come sono nati i miti e le fiabe? Chi è stato il primo poeta? Chi ha inventato l’ago e il filo e cucito i primi abiti? E chi gli utensili per pescare e quelli per cucinare?
Quanto estro e creatività ci sono voluti nel corso del tempo! Da sempre gli artigiani, le casalinghe, gli scienziati, gli artisti, gli studiosi, i contadini, nel loro silenzioso lavoro quotidiano hanno cercato di dare risposte e risolvere problemi. Un problema rappresenta una cosa nuova da affrontare, esattamente come per ogni crisi del vivere.
La parola “crisi” deriva dal greco krisis, che significa “giudizio, decisione”. E’ il momento decisivo di una situazione. Sintomo di una fase difficile, ci invita ad aguzzare il nostro spirito critico e ci offre l’opportunità di mettere in discussione la nostra scala di valori, per cambiare radicalmente modo di comportarci.
La nostra continuità viene interrotta dalla crisi. Le fasi di passaggio, i cambiamenti, le svolte di vita, possono assumere infinite forme nel corso del tempo, dalle più semplici e banali, alle più forti e drammatiche.
Ognuno le affronta con il proprio bagaglio, il proprio modo di essere e la storia che l’accompagna, compresa quella ereditata dalle generazioni precedenti, nella continuità di vita che sempre passa da una generazione all’altra, da che mondo è mondo.
Un lavoro psicologico parte inevitabilmente sempre da una crisi.
In ogni storia, sia personale che familiare, si può trovare una ricchezza di avvenimenti, di sentimenti, di riflessioni, di aspetti diversi del vivere, determinati da cambiamenti attuati in risposta alla crisi. I tentativi di terapia inconsciamente finalizzati alla fuga e a lasciare le cose immutate, senza alcun cambiamento, sono in genere destinati al fallimento.
Ma perché è così difficile cambiare?
Scrive Racamier:
“Tutti gli organismi malati non riescono ad evolvere normalmente. Sono organismi fissati a modelli di funzionamento ripetitivo ed immutabile … Ogni patologia è legata alla tendenza al non cambiamento, alla ripetizione … Non ho mai incontrato persone, individui o famiglie, che desiderino veramente che la situazione cambi. Tuttavia c’è un segnale di allarme quando l’equilibrio al quale la persona tiene, è minacciato e si chiede allo specialista di rimettere questo equilibrio nella condizione di prima” (Racamier e Taccani, Giochi di famiglia).
La crisi, nella sua irruenza, più o meno grande, rappresenta un’occasione per cambiare rotta e ricreare la propria vita.

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